Riforma pensioni: Quota 103 in prima fila

Non sembra compiere progressi la riforma pensioni, seguendo una tradizione che ormai si trascina da diversi anni: all’avvio dei tavoli di concertazione con le parti sociali, ci si arena alle prime battute dinanzi a richieste che non trovano risposta per mancanza di coperture nonostante la volontà di una revisione complessiva del sistema previdenziale che renda strutturali alcune formule e agevolazioni per categorie svantaggiate o soggetti più deboli, a partire dai giovani con carriere discontinue e donne a fine carriera.

Sulla Quota 41 per tutti non ci sono spiragli, visto l’elevato costo della proposta cara ai sindacati. Sul tavolo restano dunque le formule attuali, a partire da Quota 103. Decisamente meno cara e “già pronta” senza particolari sforzi legislativi.

Pensioni: ipotesi di proroga per la Quota 103

Secondo alcune indiscrezioni di stampa, dunque, anche per il 2024 si potrebbe  replicare la formula della pensione flessibile Quota 103 (con anticipo a 62 anni con 41 anni di contributi) con tetto massimo fino a 5 volte l’assegno minimo INPS fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia Fornero (67 anni e 20 anni di contributi). Si tratta di una formula che “costa poco” perché limitata ad una platea limitata di beneficiari. E considerate le priorità di Governo, al momento impegnato sul fronte fiscale e su quello dei bonus energetici, non sembrano esserci grandi margini di manovra per finanziare altre concessioni pensionistiche. Tanto più che l’Europa ci chiede da anni di mantenere la barra dritta per mantenere la sostenibilità della previdenza pubblica.

Se non si procederà prima ad una separazione tra assistenza e previdenza, sembra difficile pensare che in Italia ci possano essere serie possibilità di rendere permanenti formule di uscita anticipata più convenienti dell’attuale pensione anticipata Fornero, che tra l’altro dal 2026 tornerà ad incamerare lo sblocco degli scatti legati all’adeguamento alle speranze di vita.

Riforma Pensioni 2024: cosa attendersi

Dunque, cosa aspettarsi per la riforma pensioni 2024? Il Ministero del Lavoro ha avviato i relativi tavoli e garantito il suo impegno anche sulla questione Opzione Donna, anche questa una formula “economica” viste le forti penalizzazioni sul calcolo dell’assegno ed il restringimento della platea delle beneficiarie a poche categorie, sulla scia dell’APE Sociale che ha “sdoganato” le agevolazioni selettive.

Per le donne si stanno studiando delle rimodulazioni su Opzione Donna per concedere lo sconto sul requisito anagrafico anche senza la presenza di figli. Le proposte elaborate dal Ministero del Lavoro sono state sottoposte al Ministero del Tesoro per una valutazione d’impatto sui conti pubblici, ma sembra difficile che si possa tornare alla formula degli scorsi anni, visto che la stessa richiesta era stata avanzata ma poi bocciata lo scorso anno.

Tra le misure di riforma pensioni “valutabili” ci sarebbe anche un mini-allargamento della platea dei beneficiari della pensione usuranti (con uscita a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi), ad esempio ai porta-lettere, stando alle dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.

Ad ogni modo siamo ancora a marzo e c’è ancora tempo da qui alla definizione della Legge di Bilancio 2024, storicamente il provvedimento nel quale confluiscono ogni anno le novità pensionistiche. Per cui sembra presto per esprimere giudizi di merito sulle intenzioni di Governo in relazione alla Riforma delle Pensioni, anche se è un dato di fatto che non si tratta di una priorità, almeno non per questo semestre.