Pensione anticipata Opzione donna. Novità nel 2019?

Il “regime sperimentale donna” o, come più comunemente conosciuto, Opzione donna , è un regime in forza del quale i lavoratori di sesso femminile possono acquistare il diritto alla pensione di anzianità in presenza di requisiti anagrafici che sono più favorevoli rispetto a quelli entrati in vigore dal 1° gennaio 2008 in poi.

Le categorie di lavoratrici che possono accedere all’opzione donna sono due:

–  lavoratrici dipendenti o autonome che al 31 dicembre 1995 avevano un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni e che non hanno maturato altrimenti il diritto alla pensione di anzianità;

– lavoratrici dipendenti o autonome che al 31 dicembre 1995 avevano un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni e che non hanno scelto la liquidazione della pensione con le sole regole del sistema contributivo.

Dunque, il diritto ad accedere alla pensione di anzianità ricorrendo all’opzione donna è subordinato al possesso di determinati requisiti.

In particolare possono beneficiare del regime le lavoratrici che al 31 dicembre 2015 abbiano maturato:

– almeno 35 anni di anzianità assicurativa e contributiva (che si abbassano a 34 anni, 11 mesi e 16 giorni per le gestioni esclusive dell’Assicurazione Generale Obbligatoria);

– almeno 57 anni e 3 mesi di età se si tratta di lavoratrici dipendenti o 58 anni e 3 mesi di età se si tratta di lavoratrici autonome.

Successivamente, con la legge di bilancio 2017 la possibilità di accedere all’opzione donna è stata estesa retroattivamente anche alle lavoratrici dipendenti che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni e alle lavoratrici autonome che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 58 anni, purché le stesse, alla medesima data, non erano in possesso dei tre mesi ulteriori richiesti in forza dell’incremento alla speranza di vita e applicati a partire dal 1° marzo 2013 (v. art. 1, co. 222).

Va comunque precisato che, in forza del principio della cristallizzazione del diritto a pensione, l’opzione donna è possibile anche per tutte le lavoratrici che, pur avendo maturato i requisiti per potervi accedere in tempo utile, presentino la loro domanda di accesso al regime sperimentale successivamente al 31 dicembre 2015 (data fissata per la scadenza del beneficio), quindi ad esempio nel 2016, nel 2017 o nel 2018.

Le lavoratrici che hanno i requisiti per poter accedere all’opzione donna ricevono la pensione di anzianità a partire dai 12 o dai 18 mesi successivi alla data di maturazione degli stessi, a seconda che si tratti di dipendenti o di autonome.

Per le lavoratrici dipendenti che sono nate negli ultimi tre mesi del 1958 e per le lavoratrici autonome che sono nate negli ultimi tre mesi del 1957, poi, è prevista un’attesa di ulteriori quattro mesi, connessi agli incrementi della speranza di vita del 2016.

Le lavoratrici che ottengono il diritto ad andare in pensione con l’opzione donna devono, innanzitutto, cessare ogni attività di lavoro dipendente dal momento in cui il trattamento inizia a decorrere.

Inoltre, devono accettare la liquidazione integrale della pensione mediante il calcolo contributivo.

Corre obbligo domandarci se i requisiti del 2019 saranno modificati rispetto a quelli vigenti.

Nel comunicato del Governo n. 23 del 15 ottobre, viene confermata per le donne la proroga “Opzione Donna”, il comunicato riporta: “Per le donne si proroga “Opzione Donna” che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione”.

Non si parla di requisiti specifici, quindi la pensione Opzione donna, resta ancora un’incognita. Si spera in un cambiamento dei requisiti, quindi per il momento ci dobbiamo attenere ad ipotesi, l’unica cosa certa, è che entrerà nella legge di bilancio 2019, per sapere  in che modo e quando sarà operativa, bisogna ancora attendere.

La convenienza dipende non solo dal fattore economico, ma anche delle considerazioni ed esigenze personali. In riferimento all’aspetto economico, la donna lavoratrice che rinuncia al calcolo dell’assegno pensionistico con il sistema misto per il contributivo, secondo le stime dei tecnici, risulterebbe di circa il 30% in meno dell’importo complessivo dell’assegno pensionistico.

Va chiarito, che il calcolo dell’Opzione donna, non è uguale per tutte, sono tanti i fattori che influiscono, dall’età anagrafica di uscita dal lavoro al tipo di contributi versati nella vita lavorativa.

La penalizzazione e la conseguente riduzione dell’assegno pensionistico Opzione donna, potrebbe risultare più alta per le lavoratrici che hanno stipendi più alti nell’ultimo periodo lavorativo.