PENSIONI 2024 – Novità, aumenti e diminuzioni

La legge di bilancio 2024 riscrive il quadro di tutte le pensioni dal 2024, peggiorando i requisiti previsti dalla famigerata e tanto criticata Legge Fornero. Assegni più bassi ed età minima a 63 anni sono alcuni dei punti sui quali il Governo modifica le regole passate. Ma procediamo con ordine e vediamo, voce per voce, come cambia la previdenza in Italia a partire dal 2024.

Pensione di vecchiaia nel 2024

Per il 2024, l’accesso alla pensione di vecchiaia sarà consentito a coloro che avranno raggiunto i 67 anni di età e avranno accumulato almeno 20 anni di versamenti contributivi, raggiungendo così la cosiddetta “quota 87”. Tale soglia di età resterà invariata fino al termine dell’anno. Tuttavia, è previsto che nel 2025 l’età pensionabile possa subire un lieve incremento, portandosi a 67 anni più un incremento di 2 o 3 mesi, in linea con l’aggiustamento legato all’aspettativa di vita.

In alternativa, la pensione di vecchiaia anticipata sarà ottenibile nel 2024 con un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi, a prescindere dall’età anagrafica; per le donne il requisito è leggermente inferiore, fissato a 41 anni e 10 mesi di contributi. Al momento, non sono previsti aggiustamenti legati all’aspettativa di vita per questa forma di pensione anticipata, anche se non si esclude che possano essere introdotte novità a partire dal 2025.

Quota 103 dal 2024

Dal 2024, la Quota 103, che consente di andare in pensione anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contributi, subirà delle modifiche rispetto alla normativa introdotta nel 2023:

Calcolo della pensione. L’intera pensione sarà calcolata con il sistema contributivo, anche per gli anni lavorati prima dell’1/1/1996, che fino alla fine del 2023 restano calcolati con il sistema retributivo. Questo si applica a chi aveva più di 18 anni di contributi al 31/12/1995 fino all’introduzione del sistema contributivo pro rata con la legge Fornero il 31/12/2011.

Limite massimo dell’assegno pensionistico. Fino al raggiungimento dei 67 anni, l’importo della pensione non potrà superare le quattro volte il trattamento minimo INPS, corrispondente a circa 2.272€ lordi al mese. Per il 2023, il limite è fissato a cinque volte il trattamento minimo, circa 2.800€ al mese.

Finestre mobili. Il periodo di attesa tra il raggiungimento dei requisiti pensionistici e l’erogazione della prima rata di pensione aumenta. Nel 2024, sarà di 7 mesi per i dipendenti privati e di 9 mesi per i dipendenti pubblici, rispetto ai 3 e 6 mesi previsti per il 2023.

Divieto di lavoro. Con l’opzione per Quota 103 si applica il divieto di cumulare redditi da lavoro con la pensione fino a 67 anni.

Opzione di contribuzione per lavoratori dipendenti. I lavoratori dipendenti che continuano a lavorare dopo aver maturato i requisiti per la pensione possono chiedere di ricevere in busta paga il 9,19% di contributi a loro carico, mentre la parte a carico del datore di lavoro sarà versata all’INPS. I contributi ricevuti in busta paga non aumenteranno l’ammontare della pensione e saranno soggetti a tassazione IRPEF.

Alternative più conveniente per i lavoratori. Rimane più vantaggioso optare per l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza limiti di età, solo 3 mesi di finestra mobile e senza le restrizioni della Quota 103.

Regime transitorio. Chi ha maturato i requisiti per Quota 103 entro il 31 dicembre 2023 può richiedere la pensione nel 2024 mantenendo le condizioni più favorevoli della normativa vigente nel 2023. Questo vale anche per coloro che hanno maturato i requisiti per Quota 100 e Quota 102 entro i rispettivi termini del 31/12/2021 e del 31/12/2022.

Nuova Opzione donna dal 2024

Per l’anno 2024, i criteri di accesso al pensionamento anticipato tramite l’Opzione donna si sono inaspriti rispetto al 2023, riservandosi alle seguenti categorie di lavoratrici:

Categorie ammesse

a. Lavoratrici licenziate o impiegate in aziende che sono oggetto di tavoli di crisi presso il Ministero.

b. Donne con un grado di disabilità riconosciuto pari o superiore al 74%.

c. Donne che assistono, da almeno sei mesi, familiari disabili gravi (legge 104/1992) conviventi di primo o secondo grado di parentela, l’opzione è estesa agli ultra 70enni.

Requisito anagrafico

L’età minima richiesta per accedere all’Opzione donna sale da 60 a 61 anni, mantenendo il requisito di 35 anni di contribuzione.

Per ogni figlio, l’età minima si abbassa di un anno, con un limite massimo di riduzione di due anni (61 anni senza figli; 60 anni con un figlio; 59 anni con due o più figli).

Calcolo della pensione

La pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo.

All’età di 61 anni, si stima una riduzione della pensione del 18/20% applicando i coefficienti in vigore nel 2023.

Finestre mobili

Per le lavoratrici dipendenti, il periodo di attesa per l’erogazione della pensione dopo aver maturato i requisiti è di 12 mesi.

Per le lavoratrici autonome, il periodo di attesa è di 18 mesi, portando l’età effettiva di accesso a circa 62 anni e mezzo per chi non ha figli.

Cristallizzazione del diritto

È possibile richiedere la pensione anche dopo il periodo immediatamente successivo alla maturazione dei requisiti (inclusa la finestra mobile), senza limiti temporali.

Cumulo con redditi da lavoro

La pensione ottenuta con Opzione donna può essere cumulata con altri redditi da lavoro, come qualsiasi altra pensione.

Queste norme si applicano alle lavoratrici che maturano i requisiti per l’Opzione donna nell’anno 2024.

Ape sociale

L’istituto dell’Ape Sociale è stato esteso fino al 31 dicembre 2024, tuttavia si registra un incremento dell’età minima richiesta per accedere al beneficio, passando da 63 anni a 63 anni e cinque mesi. Di seguito, le istruzioni per la comprensione dei requisiti e delle condizioni di accesso all’Ape Sociale per l’anno 2024:

Requisito Anagrafico Modificato

L’età necessaria per l’accesso all’Ape Sociale è ora di 63 anni e 5 mesi.

Categorie di lavoratori ammessi

a. Lavoratori disoccupati che abbiano raggiunto i 63 anni e 5 mesi di età con almeno 30 anni di contributi, in seguito a terminazione involontaria del rapporto di lavoro, inclusi coloro che hanno terminato i periodi di disoccupazione retribuita come la Naspi.

b. Persone con disabilità riconosciuta pari o superiore al 74%, con 63 anni di età e 30 anni di contributi.

c. Lavoratori di 63 anni con 30 anni di contribuzione che assistono familiari disabili gravi da almeno 6 mesi, secondo quanto stabilito dalla legge 104/1992, se si tratta di parenti di primo o secondo grado per gli over 70.

d. Dipendenti che esercitano professioni “gravose” da almeno 63 anni con 36 anni di contributi e che hanno svolto per almeno sei anni negli ultimi sette, o sette anni negli ultimi dieci, attività elencate nell’Allegato n. 3 della legge n. 234/2021.

Vincoli di cumulabilità

Per il 2024, è prevista l’incumulabilità totale dell’Ape Sociale con redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione del lavoro occasionale, fino a un massimo di 5.000€ annui.

Calcolo dell’assegno

L’importo dell’assegno viene determinato attraverso un sistema misto con un limite massimo di 1.500 euro lordi mensili.

L’assegno non include la tredicesima e non è soggetto agli adeguamenti per l’inflazione fino a quando non si raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni.

Tali disposizioni sono valide per chi intende richiedere l’Ape Sociale nell’anno 2024.

Taglio delle pensioni dei dipendenti pubblici

La legge di bilancio introduce una revisione al ribasso delle pensioni per alcuni dipendenti pubblici. Le disposizioni riguardano il calcolo delle pensioni maturate prima del 31 dicembre 1995 da parte di lavoratori iscritti a determinate casse di previdenza, gestite in passato dal Tesoro e attualmente dall’INPS, a seguito dell’assorbimento dell’Inpdap. Le casse interessate includono:

  • CPDEL: Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali
  • CPI: Cassa Pensioni Insegnanti
  • CPS: Cassa Pensioni Sanitari
  • CPUG: Cassa Pensioni Ufficiali Giudiziari

Le modifiche si applicheranno ai lavoratori che, alla data del 31 dicembre 1995, avevano meno di 15 anni di contributi e che andranno in pensione a partire dal 1° gennaio 2024.

Procedura di Calcolo delle Pensioni

Si verificherà una diminuzione dell’importo delle pensioni calcolate sui contributi versati prima del 1996.

Le vecchie aliquote di rendimento, giudicate eccessivamente vantaggiose secondo le leggi n. 965/1965 e n. 16/1986, saranno sostituite dalle aliquote attuali applicate ai lavoratori dipendenti privati, circa il 2% per ogni anno di lavoro.

Impatto della revisione

Ci sarà una riduzione sostanziale delle pensioni. Ad esempio, per un reddito lordo di 30.000 euro si stima una perdita superiore ai 4.320 euro annui, mentre per un reddito di 50.000 euro la perdita potrebbe avvicinarsi ai 7.390 euro.

La diminuzione percentuale annuale dell’assegno pensionistico potrebbe variare tra il 5% e il 25%, da calcolare sulla base dell’aspettativa di vita media.

Circa 700.000 lavoratori pubblici saranno interessati da questa misura, inclusi approssimativamente 3.800 medici.

La natura retroattiva della misura e l’assenza di un’applicazione proporzionale (pro-rata) sollevano dubbi sulla sua costituzionalità.

A causa di queste preoccupazioni e per evitare una potenziale ondata di pensionamenti anticipati, soprattutto nel settore medico, si prevede che il Governo apporterà delle modifiche alla normativa.

È pertanto essenziale monitorare gli aggiornamenti legislativi per capire le modifiche definitive che saranno adottate.

Pensione di vecchiaia anticipata

La legge di bilancio per il 2024 modifica i criteri di accesso alla pensione di vecchiaia anticipata. Nonostante la legge del 2019, sostenuta dalla Lega, che ha introdotto la quota 100 e il reddito di cittadinanza bloccando l’adeguamento dei requisiti pensionistici fino al 31 dicembre 2026 (come definito dalla riforma Fornero a 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e un anno in meno per le donne), la nuova normativa anticipa di due anni, al 2025, l’adeguamento automatico alla speranza di vita.

Ecco i cambiamenti principali.

Dal 2025, per accedere alla pensione anticipata sarà necessario aver accumulato più di 43 anni di contributi, a prescindere dall’età.

Questo contrasta con la possibilità di ottenere la pensione di vecchiaia a 67 anni anche con soli 20 anni di contribuzione, situazione che può beneficiare di integrazioni e maggiorazioni previste per coloro che hanno versato limitati contributi nel corso della vita.

L’attuale sistema sembra presentare una distorsione, privilegiando chi raggiunge la soglia d’età ma con meno anni di contributi a discapito di chi, avendo contribuito per oltre 42 anni, si vedrebbe precluso l’accesso alla pensione anticipata.

Si attendono eventuali correzioni o modifiche normative che possano riequilibrare questa discrepanza, tenendo conto anche delle prassi adottate nella maggior parte dei Paesi membri dell’UE e dell’OCSE.

Sarà importante monitorare le decisioni legislative future per valutare gli impatti concreti su chi si appresta ad andare in pensione e per poter pianificare adeguatamente la propria situazione previdenziale.

Fonte: laleggepertutti.it - Paolo Florio