Chi percepisce un trattamento di pensione alto, superiore a determinate soglie limite, può subire un abbattimento dell’assegno pari anche al 40%. In particolare, è interessato dal nuovo taglio delle pensioni d’oro, o meglio delle pensioni alte, chi percepisce un trattamento che supera i 5mila euro netti al mese: è quanto previsto dalla recente normativa sul taglio degli assegni d’oro, che prevede la riduzione dei trattamenti attraverso l’applicazione di un contributo di solidarietà, modulato su tre fasce di reddito. La norma, recentemente approvata, diventa operativa a partire da giugno 2019: da questo mese, difatti, chi ha una pensione alta si vedrà decurtato il trattamento due volte, sia in relazione al mese corrente, che ai mesi precedenti del 2019 (il conguaglio sarà comunque distribuito nei mesi di giugno, luglio e agosto).
Sempre da giugno 2019, oltre al contributo di solidarietà, chi possiede una pensione alta subisce anche una riduzione delle rivalutazioni: entra in vigore, infatti, un differente sistema di perequazione delle pensioni. In pratica, per gli assegni d’importo più elevato l’adeguamento al costo della vita risulta più basso, con un taglio della rivalutazione sino alla metà.
La penalizzazione, derivante dal contributo di solidarietà e dalla riduzione delle rivalutazioni, serve per aumentare le pensioni minime, quindi a finanziare la pensione minima di cittadinanza.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sul nuovo taglio pensioni d’oro 2019: chi deve pagare il contributo di solidarietà, come funziona la riduzione dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni più elevate.
Chi subisce il taglio della pensione?
In base a quanto previsto dalla normativa, subisce il taglio della pensione attraverso il contributo di solidarietà chi possiede un trattamento pensionistico elevato, superiore, nel dettaglio, a 100mila euro lordi annui, ossia a circa 5mila euro netti mensili.
In sostanza, perché la pensione subisca la riduzione derivante dal contributo di solidarietà, l’assegno deve superare i 5mila euro netti al mese.
Come viene decurtata la pensione?
Le pensioni più elevate, d’importo superiore a 100mila euro annui (circa 5mila euro netti al mese), subiscono un taglio fisso in misura percentuale per 5 anni, con l’applicazione di un contributo di solidarietà.
Nello specifico, il taglio delle pensioni d’oro è applicato in questo modo:
- pensione tra 100 e 130mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro;
- pensione tra 130 e 200mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro;
- pensione tra 200 e 350mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro;
- pensione tra 350 e 500mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro, taglio dell’assegno pari al 35% per la parte eccedente i 350mila euro;
- pensione oltre i 500mila euro: taglio dell’assegno pari al 15% per la parte eccedente i 100mila euro, taglio dell’assegno pari al 25% per la parte eccedente i 130mila euro, taglio dell’assegno pari al 30% per la parte eccedente i 200mila euro, taglio dell’assegno pari al 35% per la parte eccedente i 350mila euro, taglio del 40% dell’assegno per la parte eccedente i 500mila euro.
Le pensioni calcolate col sistema integralmente contributivo, indirette, d’invalidità e ottenute col cumulo dei contributi non sono tagliate.
Come si rivaluta la pensione dal 2019?
Le pensioni che superano di 3 volte il trattamento minimo subiscono una riduzione della rivalutazione, che dal 2019 cambia, rispetto agli adeguamenti applicati in precedenza. Nel dettaglio:
- per le pensioni fino a 3 volte il minimo, l’adeguamento è pari al 100%;
- per le pensioni oltre 3 e fino a 4 volte il minimo è del 97%;
- per le pensioni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo è del 77%;
- per le pensioni oltre 5 e fino a 6 volte il minimo è del 52%;
- per le pensioni oltre 6 e fino a 8 volte il minimo è del 47%;
- per le pensioni oltre 8 e fino a 9 volte il minimo è del 45%;
- per le pensioni oltre 9 volte il minimo è del 40%.
In pratica, con questo sistema, chi possiede una pensione pari a 1.600 euro dal 2019 beneficia dell’applicazione di una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione sui primi 1530 euro (3 volte il minimo nel 2019), mentre per l’importo che supera 3 volte il trattamento minimo ottiene una rivalutazione pari al 97% dell’inflazione.
Aumento pensioni 2019
Nel dettaglio, le pensioni riconosciute dall’Inps, nel 2019, aumenteranno in questo modo, salvo interventi del Governo:
- pensioni fino a 3 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari all’1,1%;
- pensioni di importo da 3 a 4 volte il minimo: il tasso di rivalutazione è pari all’1,067%;
- pensioni di importo da 4 a 5 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,847%;
- pensioni di importo da 5 a 6 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,572%;
- pensioni di importo da 6 a 8 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,517%;
- pensioni di importo da 8 a 9 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,495%;
- pensioni di importo oltre 9 volte il minimo: si applica un tasso di rivalutazione pari allo 0,44%.
Che cos’è la rivalutazione della pensione?
Ricordiamo che la rivalutazione, o perequazione della pensione, consiste nell’adeguamento dell’importo del trattamento all’inflazione. Con l’attuale normativa, l’adeguamento della pensione in misura pari al 100% dell’inflazione è applicato soltanto ai trattamenti d’importo sino a 3 volte il minimo, ossia sino a 1.530 euro mensili (dal 2019).
Quali pensioni non sono ridotte?
Nessun taglio è previsto per le pensioni di reversibilità e invalidità, né per le vittime del terrorismo o del dovere, o per i trattamenti ottenuti in regime di cumulo o col sistema di calcolo contributivo. Inoltre, il taglio non riguarda gli iscritti alle casse privatizzate dei liberi professionisti. Come abbiamo osservato, non ci saranno tagli nemmeno per le pensioni calcolate col sistema contributivo.