Nuovo aumento delle pensioni nel 2019, grazie alla perequazione, cioè al nuovo adeguamento delle pensioni all’inflazione (o meglio all’indice Istat Foi, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati). Grazie alle perequazioni, nel dettaglio, tutte le prestazioni riconosciute dall’Inps aumenteranno sino a un massimo dell’1,1%, in base all’importo dell’assegno.
A crescere saranno non solo le pensioni dirette (di vecchiaia, di anzianità e anticipata), ma anche l’assegno e la pensione d’invalidità , l’assegno sociale e la pensione di reversibilità. Tra l’altro, le prestazioni che sono soggette a limiti di cumulo con gli altri redditi, come la reversibilità e la pensione d’invalidità, subiranno delle riduzioni più basse.
Per le pensioni più alte, poi, torna il vecchio meccanismo di rivalutazione del trattamento, più generoso rispetto a quello attualmente previsto, con un adeguamento al costo della vita che va dal 100% al 75% dell’inflazione, secondo l’importo dell’assegno, e non dal 100% al 45%. Sulle pensioni alte, però, pende anche la spada di Damocle del possibile intervento relativo al taglio delle pensioni d’oro, che potrebbe comportare l’applicazione di un contributo di solidarietà e l’applicazione di un differente meccanismo di rivalutazione del trattamento.
Per quanto riguarda le pensioni ancora da calcolare, invece, relativamente al calcolo contributivo le novità sono due, una positiva e una negativa: da una parte, la maggiore rivalutazione dei contributi accantonati, superiore all’1,3%. Dall’altra, il calo dei coefficienti di trasformazione, che trasformano i contributi accantonati in pensione.
Ma procediamo per ordine, e vediamo, in merito alla pensione 2019: come cambiano gli importi.
Che cos’è la rivalutazione della pensione?
La rivalutazione, o perequazione della pensione, consiste nell’adeguamento dell’importo del trattamento all’inflazione. Dall’entrata in vigore della legge Fornero l’adeguamento della pensione in misura pari al 100% dell’inflazione è stato applicato soltanto ai trattamenti d’importo sino a 3 volte il minimo, ossia sino a 1.522,26 euro mensili.
Come si rivaluta la pensione?
La normativa Letta, in vigore sino al 31 dicembre 2018, ha cambiato il meccanismo di rivalutazione della pensione rispetto a quello previgente alla legge Fornero, che torna in vigore dal 2019. In particolare, dal 2014, sull’intero importo della pensione si applica un adeguamento al costo della vita nelle seguenti misure:
- per le pensioni fino a 3 volte il minimo, l’adeguamento è pari al 100%;
- per le pensioni oltre 3 e fino a 4 volte il minimo è del 95%;
- per le pensioni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo è del 75%;
- per le pensioni oltre 5 e fino a 6 volte il minimo è del 50%;
- per le pensioni oltre 6 volte il minimo risulta del 45%.
L’aliquota relativa all’adeguamento all’inflazione si applica a tutto l’importo della pensione: in pratica, chi incassa 1.800 euro mensili di pensione (quindi si trova nella fascia da 3 a 4 volte il trattamento minimo) si vede riconosciuto il 95% dell’inflazione sull’intero assegno, senza che questo sia suddiviso in scaglioni.
Dal 1° gennaio 2019, invece, si torna al vecchio sistema di rivalutazione delle pensioni, ossia al sistema precedente alla legge Fornero.
Come si rivaluta la pensione dal 2019?
Il vecchio sistema di rivalutazione delle pensioni, che riparte (salvo interventi del Governo) dal 1° gennaio 2019, funziona “per scaglioni”, o fasce. Nel dettaglio:
- le fasce di importo fino a 3 volte il trattamento minimo sono rivalutate in misura pari al 100% dell’inflazione;
- per le fasce d’importo tra 3 e 5 volte il minimo si applica il 90% dell’inflazione;
- per le fasce d’importo superiore a 5 volte il minimo si applica il 75% dell’inflazione.
In pratica, con questo sistema, chi possiede una pensione pari a 1.800 euro dal 2019 beneficia dell’applicazione di una rivalutazione pari al 100% dell’inflazione sui primi 1500 euro (3 volte il minimo), mentre per l’importo che supera 3 volte il trattamento minimo ottiene una rivalutazione pari al 90% dell’inflazione, anziché vedersi applicare un adeguamento corrispondente al 95% dell’inflazione sull’intero importo del trattamento.
I vantaggi più grandi, comunque, li ottiene chi possiede una pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo. Come osservato, difatti:
- per le pensioni di ammontare tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, a partire dal 1° gennaio 2019 si beneficia di una rivalutazione della pensione pari al 90% dell’adeguamento al costo della vita, anziché pari al 75%;
- per le pensioni d’importo oltre 5 e fino a 6 volte il minimo, si beneficia di un adeguamento pari al 75%, anziché al 50%;
- per le pensioni oltre 6 volte il minimo si ha diritto all’applicazione dell’adeguamento nella misura del 75% anziché del 45%.
Peraltro, considerando che le aliquote sono applicate per fasce, e che quindi sull’importo dell’assegno sino a 3 volte il minimo l’adeguamento è pari al 100% anche per le prestazioni più elevate, l’aumento delle pensioni 2019 è ancora più notevole.
Aumento pensioni 2019
Nel dettaglio, le pensioni riconosciute dall’Inps, nel 2019, aumenteranno in questo modo, salvo interventi del Governo:
- pensioni fino a 3 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari all’1,1%;
- pensioni di importo da 3 a 5 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari allo 0,99%;
- pensioni di importo oltre 5 volte il minimo: si applicherà un tasso di rivalutazione pari all’0,825%.
Taglio pensioni d’oro
Nel 2019, col pacchetto previdenza, sono previsti diversi nuovi interventi in materia di pensione. Uno di questi è il cosiddetto taglio delle pensioni d’oro. In sostanza le pensioni più alte, sopra i 4500 euro mensili, attraverso l’applicazione di un contributo di solidarietà, dovrebbero subire (se l’intervento sarà attuato) un taglio fisso in misura percentuale per 5 anni.
Nello specifico, dovrebbero essere previste le seguenti riduzioni della pensione:
- pensione tra 90 e 130mila euro: taglio dell’assegno pari all’8-10%;
- pensione tra 130 e 200mila euro: taglio dell’assegno pari al 12-14%;
- pensione tra 200 e 350mila euro: taglio dell’assegno pari al 14-16%;
- pensione tra 350 e 500mila euro: taglio dell’assegno pari al 16-18%
- pensione oltre i 500mila euro: taglio del 20% dell’assegno.
Riduzione della rivalutazione della pensione
Oltre al contributo di solidarietà, per tagliare le pensioni d’oro è stato anche proposto un nuovo meccanismo di perequazione di questi assegni all’inflazione.
In pratica, anziché beneficiare di un’indicizzazione della pensione all’inflazione pari a quella precedentemente osservata, l’adeguamento al costo della vita sarebbe abbattuto dal 25 al 50%, nel caso in cui l’ammontare della pensione risulti almeno 9 volte superiore al minimo.
Allo stato attuale non è ancora chiaro se questi interventi saranno attuati o meno, quindi non si sa quale sarà il meccanismo di rivalutazione da applicare alle pensioni più elevate.
Rivalutazione dei contributi accantonati
Per quanto riguarda le pensioni, o le quote delle pensioni, da calcolare col sistema contributivo, cresce la rivalutazione dei contributiaccantonati presso l’Inps: il ministero del Lavoro ha difatti comunicato ufficialmente il tasso di capitalizzazione, cioè il valore da utilizzare per rivalutare i contributi relativi alle pensioni che avranno decorrenza a partire dal 1° gennaio 2019.
Il tasso di capitalizzazione corrisponde all’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo (Pil) degli ultimi 5 anni.
Il tasso ufficiale indicato dall’Istat, che si applica ai montanti contributivi (cioè alla somma dei contributi) accantonati al 31 dicembre 2017, è pari a 1,013478: in pratica, i lavoratori che si pensionano nel 2019 devono rivalutare il montante contributivo accreditato al 31 dicembre 2017 dell’1,3478%.
I lavoratori che si pensionano nel 2019 non devono, invece, rivalutare i contributi versati nel 2018, cioè nell’ultimo anno di lavoro prima di accedere alla pensione.
La rivalutazione per chi si pensiona nel 2019, pari all’1,3478%, pur rappresentando un miglioramento è ancora parecchio distante dai valori dei primi anni duemila, precedenti alla crisi, quando si registravano incrementi annui del 4-5%.
Coefficienti di trasformazione 2019
Diminuiscono, invece, per le pensioni aventi decorrenza dal 2019, i coefficienti di trasformazione: si tratta delle cifre, espresse in misura percentuale, che trasformano il montante contributivo, cioè la somma dei contributi accantonati e rivalutati, in pensione.
I coefficienti di trasformazione crescono al crescere dell’età pensionabile: in pratica, l’innalzamento dell’età pensionabile determina l’aumento dei coefficienti di trasformazione, che aumentano con l’età; ecco allora perché, in concomitanza con l’aumento dell’età pensionabile, sono sempre diminuiti i coefficienti. Nel 2019 è previsto un aumento dei requisiti per la pensione in misura pari a 5 mesi.