Calcolo indennità di malattia

Se il dipendente si assenta per malattia ha diritto, nella generalità dei casi, al pagamento di un’indennità di malattia da parte dell’Inps: anche se durante le assenze per malattia, difatti, la prestazione lavorativa non viene svolta e il rapporto di lavoro è sospeso, il dipendente è tutelato dalla legge, che prevede il diritto alla retribuzione comunque.

Ma chi paga l’indennità di malattia? Come abbiamo osservato, nella maggior parte dei casi l’Inps paga un’indennità, che il datore di lavoro anticipa e integra, sino ad arrivare, a seconda delle previsioni del contratto collettivo applicato, al 100% della retribuzione. In altre ipotesi è l’Inps a pagare direttamente l’indennità per malattia, ed in altri casi ancora è obbligato solo il datore di lavoro, come per i collaboratori domestici.

A quanto ammonta l’indennità di malattia? Il calcolo dell’indennità di malattia non è semplice, specie nei casi in cui il datore di lavoro deve integrare quanto pagato dall’Inps: l’ammontare dell’indennità si basa sulla retribuzione media giornaliera del dipendente, che di per sé non è facile da calcolare; perché l’indennità sia correttamente integrata dal datore, deve poi essere lordizzata. Inoltre, si deve tener conto delle percentuali della retribuzione e delle percentuali d’integrazione garantite dal contratto collettivo applicato.

Ma procediamo per ordine, e vediamo come funziona il calcolo dell’indennità di malattia.

Come si calcola l’indennità di malattia?

L’indennità per malattia è pari ad una percentuale della retribuzione media giornaliera: normalmente non è dovuta nei primi 3 giorni di assenza, detti periodo di carenza, è dovuta in misura pari al 50% sino al 20° giorno di assenza, ed al 66,66% dal 21° giorno, sino ad un massimo di 180 giorni.

La retribuzione media giornaliera si calcola in modo diverso a seconda che si tratti di lavoratori inquadrati come operai o impiegati:

  • nel caso di impiegati, il calcolo avviene sommando la retribuzione lorda del mese precedente ai ratei di mensilità aggiuntive (tredicesima ed eventuale quattordicesima); il risultato così ottenuto va diviso per 30; il rateo di ogni mensilità aggiuntiva si calcola dividendo per 12 la retribuzione base, per cui se il contratto prevede sia la tredicesima che la quattordicesima, bisogna aggiungere 2 dodicesimi della retribuzione base;
  • per gli operai il calcolo avviene dividendo la retribuzione lorda del mese precedente per le giornate retribuite e sommando al risultato così ottenuto i ratei di mensilità aggiuntiva divisi per 25.

Se il contratto prevede un orario di lavoro distribuito in 5 giorni è necessario un ultimo accorgimento: le giornate retribuite del mese precedente devono essere moltiplicate per 1,20; ad esempio, se le giornate lavorate del mese precedente sono 20, la retribuzione lorda andrà divisa per 24 (20 x 1,20).

Indennità per malattia: quali sono le giornate indennizzabili?

Le giornate indennizzabili variano a seconda che il lavoratore in malattia sia un operaio o un impiegato; l’Inps difatti retribuisce le due categorie applicando il seguente principio:

  • per gli impiegati le giornate indennizzabili sono pari a tutte le giornate comprese nel periodo indennizzato (solitamente nel mese), escluse le festività nazionali ed infrasettimanali cadenti di domenica;
  • per gli operai, le giornate indennizzabili sono pari a tutte le giornate comprese nel periodo, con esclusione delle domeniche e delle festività nazionali ed infrasettimanali (anche non cadenti di domenica).

Come funziona l’integrazione dell’indennità di malattia?

I contratti collettivi, nella generalità delle ipotesi, prevedono sempre una quota parte (cioè una percentuale della retribuzione) di integrazione dell’indennità, a carico del datore di lavoro.

A tal proposito, resta a carico del datore di lavoro la retribuzione:

  • di tutte le categorie di lavoratori esclusi dal trattamento a carico dell’Inps;
  • dei primi 3 giorni dell’evento di malattia (carenza);
  • delle festività nel caso degli operai;
  • delle festività cadenti di domenica per gli impiegati;
  • dell’integrazione stabilita dal contratto collettivo del settore.

Indennità di malattia: come funziona la lordizzazione?

La lordizzazione è un’operazione matematica che si applica in busta paga quando al lavoratore, a causa di un’assenza, viene anticipata una indennità a carico dell’Inps (per malattia, maternità, ecc.) o dell’Inail (per infortunio sul lavoro).

Con quest’operazione la retribuzione a carico dell’azienda viene diminuita per impedire che venga corrisposto al lavoratore uno stipendio superiore a quello che egli avrebbe percepito prestando la sua attività nel periodo di assenza.

A titolo di esempio, ipotizzando un lavoratore con uno stipendio mensile di euro 1.500, con una ritenuta INPS del 9,19% e con un’indennità per malattia a carico dell’Inps di euro 900, gli importi sarebbero i seguenti:

Confrontando gli imponibili fiscali della tabella, emerge subito che, senza applicare la lordizzazione, il lavoratore avrebbe diritto a una retribuzione più alta, pari a 1.444,86 euro, rispetto alla retribuzione di una mensilità interamente lavorata, pari a 1362,15 euro.