Quota 100: pensione anticipata

Quota 100: Pensione anticipata

Sono molte le proposte, in materia di uscita agevolata e flessibile dal lavoro, che riguardano la cosiddetta pensione quota 100: questa nuova tipologia di pensione, che con tutta probabilità entrerà in vigore assieme alla prossima legge di bilancio, dovrebbe dare, in pratica, la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100. La quota 100 è sicuramente conveniente per chi possiede diversi anni di contributi, mentre non è risolutiva per chi di anni di contribuzione ne possiede pochi: affiancherebbe, in ogni caso, la pensione di vecchiaia, quindi per coloro che possiedono, ad esempio, 20 anni di contributi, non ci sarebbe alcun rischio di doversi pensionare ad 80 anni (in quanto per arrivare alla quota 100 con 20 anni di contributi sarebbe necessario un minimo di 80 anni di età). Chi possiede molti anni di contributi potrebbe invece continuare a utilizzare la pensione anticipata, che al 2020 dovrebbe poter essere raggiungibile per tutti, in base a quanto reso noto sinora, con 42 anni di contributi (ad oggi si può raggiungere con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, dal 2019 il requisito aumenta di 5 mesi). Ma procediamo per ordine e vediamo nel dettaglio, in merito alla pensione anticipata, come funziona la quota 100.

Come si calcola la quota 100

La quota è il risultato della somma dell’età pensionabile dell’interessato e degli anni di contributi posseduti: non si tratta di una novità assoluta, in quanto, prima che entrasse in vigore la legge Fornero, era possibile ottenere la pensione di anzianità (ora abolita e sostituita dalla pensione anticipata) con le quote.                            Ad oggi sopravvivono alcune tipologie residuali di pensione di anzianità con le quote: si tratta delle pensioni degli addetti ai lavori usuranti, delle pensioni dei beneficiari delle salvaguardie e del cosiddetto salvacondotto.

Quando l’età o le annualità di contribuzione non corrispondono a una cifra esatta, per calcolare la quota i mesi devono essere trasformati in decimi:

  • ad esempio, se Tizio ha raggiunto 63 anni e 6 mesi di età, ai fini del calcolo della quota dovrà indicare 63,5;
  • potrà ottenere la pensione quota 100 se possiede almeno 36 anni e 6 mesi di contributi (perché 100-63,5= 36,5, ossia 36 anni e 6 mesi).

Tuttavia, in base alle proposte più recenti, per pensionarsi con la quota 100 dovrebbe essere stabilita un’età minima e un requisito contributivo minimo.

Età e anni di contributi minimi per la quota 100

La pensione di anzianità, per ottenere il trattamento con le quote, imponeva anche il rispetto di un’età minima e di un minimo di anni di contribuzione. Questo “sbarramento” esiste ancora per le pensioni di anzianità attualmente vigenti: ad esempio, per quanto riguarda la pensione degli addetti ai lavori usuranti è richiesto il rispetto della quota 97,6, con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e di 35 anni di contributi.

La pensione anticipata quota 100 è, allo stato attuale, una semplice proposta, e non è stata dunque definita un’età minima, né un minimo di annualità di contribuzione richiesto: la maggior parte delle ipotesi effettuate sinora parla però di un’età minima di 62 anni, quindi di una contribuzione minima pari a 36 anni. In buona sostanza, anche se si raggiunge la quota 100, non ci si potrà pensionare se l’età non sarà almeno pari a 62 anni ed i contributi non risulteranno almeno pari a 36 anni.

Altre proposte invece fissano l’età minima a 64 anni ed la contribuzione minima a 36 anni. Si tratta comunque di proposte, e bisognerà verificare, a questo proposito, che cosa si stabilirà nella legge di bilancio 2019.

Quota 100 selettiva per gli esuberi

Una delle più recenti proposte, in merito alla quota 100, prevede invece l’accesso alla pensione senza limiti minimi di età e anzianità contributiva, ma riservato soltanto a determinate categorie di lavoratori: per questo si parla di quota 100 selettiva. L’ampiezza delle categorie agevolate sarà determinata dalle risorse che potranno essere messe a disposizione per l’intervento: con tutta probabilità, potrebbero accedere alla misura i lavoratori in esubero, per la precisione i dipendenti più anziani che rischiano il licenziamento per riduzione del personale, o che sono già stati licenziati.

La quota 100 per gli esuberi dovrebbe affiancare la quota 100 aperta a tutti, ed essere sostenuta dalle aziende e dai fondi di solidarietà: dovrebbe consentire un prepensionamento con un anticipo massimo di 5 anni.

Quota 100 per tutti

Successivamente alla proposta della quota 100 selettiva, il ministro Salvini ha rassicurato i lavoratori, affermando che la quota 100 sarà per tutti, e non limitata a specifiche categorie di lavoratori. Tuttavia, dovrebbe essere prevista un’età minima pari a 62 anni e una contribuzione minima pari a 36 anni, come osservato, perché la misura sia sostenibile. A causa delle risorse insufficienti, si rischia il ricalcolo integralmente contributivo della prestazione, per disincentivare le domande di pensione.

La pensione quota 100 è soggetta agli adeguamenti alla speranza di vita?

Essendo ancora allo stato di proposta, non è chiaro se la pensione anticipata quota 100 sarà, qualora diventi operativa, soggetta agli adeguamenti alla speranza di vita. Le parti che vorrebbero introdurre questa tipologia di pensione, ad ogni modo, hanno ideato la proposta come alternativa alla legge Fornero e ai continui incrementi dei requisiti per la pensione, pertanto assoggettare i requisiti utili al trattamento alla speranza di vita apparirebbe come un controsenso. Vero è che non si possono ignorare le problematiche legate alla sostenibilità di questo tipo di pensione flessibile: per questo, è stato ipotizzato il legame alla speranza di vita dei soli requisiti di età minimi.

La pensione quota 100 conviene più dell’attuale pensione anticipata?

La pensione quota 100, nella generalità dei casi, dal punto di vista dei requisiti richiesti appare più conveniente della pensione anticipata, per la quale attualmente sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.  La convenienza sarebbe maggiore nel caso in cui non siano stabiliti un’età minima ed un requisito contributivo minimo: basti pensare che chi ha 60 anni, con la quota 100 potrebbe pensionarsi con soli 40 anni di contributi, chi ne ha 61 con 39 anni, e così via. Certamente, per valutare la convenienza si dovrebbero valutare anche gli ipotetici sbarramenti, ossia l’eventuale età minima e la annualità di contribuzione minime. Se, poi, la quota 100 non sarà assoggettata agli adeguamenti legati alla speranza di vita, la convenienza sarà ancora maggiore: basti pensare che dal 2019, proprio a causa degli adeguamenti, la pensione anticipata si dovrà raggiungere con un minimo di 43 anni e 3 mesidi contribuzione per gli uomini e di 42 anni e 3 mesi per le donne.

Con la pensione quota 100 ci sono penalizzazioni?

Per arginare il grande numero di lavoratori che potrebbero pensionarsi con la quota 100 e rendere sostenibile questa nuova possibilità, è stato ipotizzato sia il ricalcolo contributivo delle annualità di pensione dal 1996 in poi (in pratica, il calcolo misto anche per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo sino al 31 dicembre 2011), sia il ricalcolo contributivo integrale. Il sistema di calcolo contributivo risulta penalizzante, nella maggioranza dei casi, in quanto a differenza del calcolo retributivo non si basa sugli ultimi redditi o stipendi (di solito i migliori nell’arco della vita lavorativa), ma sui contributi versati. Inoltre, le rivalutazioni dei contributi sono più basse rispetto a quelle applicate ai redditi nel calcolo retributivo.

Per capire meglio le differenze di calcolo della pensione: Come si calcola la pensione.

Secondo una recentissima proposta, alla pensione quota 100 dovrebbero essere invece applicate delle penalizzazioni pari all’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile (cioè all’età per il trattamento di vecchiaia), pari a 67 anni dal 2019. Se, ad esempio, il lavoratore si pensiona a 62 anni di età, perde il 7,5% dell’assegno, mentre perde il 4,5% se si pensiona a 64 anni. Per approfondire: Pensione quota 100 con penalità.

Le penalizzazioni sulla pensione, o il ricalcolo, non dovrebbero comunque essere applicati agli esuberi.

Quota 100 senza penalità

La pensione anticipata quota 100 consentirà di ottenere un assegno dall’Inps senza penalità o ricalcoli del trattamento, per favorire le possibilità di uscita e il ricambio generazionale: lo ha recentemente reso noto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Per la precisione, non ci sarà nessun taglio dell’assegno anche se l’uscita con quota 100 avviene prima del compimento dell’età per la pensione di vecchiaia: cadono dunque tutte le ipotesi di riduzione dei trattamenti con quota 100, dalla penalizzazione percentuale sulla pensione, pari all’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto alla maturazione dell’età pensionabile, sino al ricalcolo misto e contributivo della prestazione. In ogni caso, la quota 100 potrà essere ottenuta non prima del compimento dei 62 anni di età e della maturazione di 38 anni di contributi, mentre sono state scartate le altre combinazioni: niente uscita con quota 100 a 64 anni di età con 36 anni di contributi, o a 63 anni di età con 37 anni di contributi, né a 65 anni di età con 35 anni di contribuzione. Senza aver compiuto 62 anni ed aver maturato almeno 38 anni di contributi, l’uscita con la quota 100 è preclusa. Sono queste le ultime novità emerse, allo stato attuale, dal cosiddetto “cantiere pensioni”: le proposte in merito alla nuova pensione anticipata, ad ogni modo, sono molto numerose, e non si fermano alla quota 100. È stata ipotizzata, ad esempio, la cosiddetta pensione quota 41 e 6 mesi, ossia la possibilità di uscire dal lavoro, per tutti, con 41 anni e 6 mesi di contributi, ed è stata recentemente confermata la proroga dell’opzione donna, che consentirebbe alle lavoratrici di uscire dal lavoro a 57 o 58 anni col ricalcolo contributivo dell’assegno; nulla di certo, invece, sulla proroga dell’Ape sociale e  delle salvaguardie per gli esodati. Le risorse disponibili, ad ogni modo, sono poche, dunque la priorità dovrebbe andare alla realizzazione della quota 100, che dovrebbe entrare in vigore con la legge di Bilancio 2019.

Le altre proposte per la pensione

Oltre alla quota 100, sono state ipotizzate altre tipologie di pensioni agevolate; quelle di cui si parla più spesso sono:

  • la pensione quota 41 (il termine quota qui è usato impropriamente, in quanto indica solo gli anni di contributi): questa pensione attualmente esiste già, ma è riservata ai soli lavoratori precoci appartenenti a determinate categorie tutelate; dovrebbe essere estesa in futuro almeno a tutti lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate;
  • la pensione quota 42: si tratta di una riformulazione della quota 41, per la quale sono previsti 42 anni di contributi, che dovrebbe partire dal 2020 e coinvolgere tutti i lavoratori; un’ipotesi ancora differente prevede la pensione quota 41 e 6 mesi;
  • la nuova opzione donna, una pensione anticipata dedicata alle lavoratrici che abbiano raggiunto un minimo di 63 anni di età e 35 anni di contributi; altre proposte parlano di una semplice proroga dell’opzione donna, con la possibilità, per le lavoratrici, di pensionarsi a 57 o 58 anni di età e 35 anni di contributi;
  • la nona salvaguardia, che darebbe la possibilità, ai cosiddetti lavoratori salvaguardati, di pensionarsi con le regole precedenti alla Legge Fornero.